DRY JANUARY E ALTRI METODI PER FALLIRE MISERAMENTE GIÀ A INIZIO 2025
Gennaio: mese di grandi inizi, nuovi obiettivi, nuove (ma vecchie, si sa) promesse di una vita migliore e sana. Il problema di gennaio è che è un mese lungo, forse se avessero scelto febbraio come il mese della rivoluzione personale uno si sarebbe spaventato meno e avrebbe preso seriamente in considerazione un cambio vita più graduale.
E invece no: SBAM! Beccati 31 giorni di sofferenza e agonia.
Purtroppo per i più fiduciosi e speranzosi verso il cambiamento, la terra ha deciso di girare attorno al sole in questo periodo e quindi gennaio vince il premio come mese preferito per i grandi inizi, ma da grandi inizi ed aspettative derivano equivalenti delusioni.
Più che altro gennaio suona bene se associato a vari appellativi, prendiamo per esempio “veganuary”, ovvero un mese dedicato alla sola alimentazione vegetale: bandite le proteine animali, viva la verdura, i legumi e la soia. Da vegetariana posso assicurare che un mese non basta per prendere le misure per avventurarsi in questo percorso alimentare, però è sicuramente un buon punto di partenza se fatto con una certa logica e con le dovute informazioni, fattori che vengono a mancare il più delle volte, tramutandosi poi in una disfatta totale e conseguente abbandono della dieta vegetale.
E diciamocelo, anche relative critiche a chi si è avvicinato e ha adottato questo stile di vita “ma come fai a mangiare solo verdura”…. Ma questa è un’altra storia.
Però fa figo dire che si segue il veganuary e come dicevamo prima, il nome si sposa bene con gennaio.
Ma il mio focus (esatto, sono prolissa e il focus arriva anche dopo giorni, quindi se mi leggi armati di pazienza che prima o poi arrivo al punto) non è questo ma bensì il dry january.
Per chi non lo sapesse, assieme al sober october, è una promessa a se stessi di non toccare neanche un goccio d’alcool per tutto il mese. Le aspettative? Corpo meno gonfio, pelle più idratata, energie eccellenti, sonno nettamente migliorato e ovviamente un enorme grazie da parte del fegato, che durante le festività aveva più volte controllato sul sito dell’INPS quanto gli mancasse alla pensione.
Quest’anno ho deciso di prender parte a questa “sfida”, che fa già ridere chiamarla così, dato che dovremmo farci una enorme domanda esistenziale nel caso in cui ci dovesse risultare impossibile anche solo pensarci all’eventualità di smettere di bere per un mese.
“Non lo trovo nulla di impossibile né di complicato” ho arrogantemente (lo faccio spesso) pensato l’altro giorno, dall’alto del mio cambio vita degli ultimi due anni, dove ho deciso di mettere al centro lo sport, l’alimentazione sana e uno stile di vite equilibrato, lasciando in disparte l’alcool e il cibo spazzatura.
Ma da brava overthinker e rimuginatrice sociale, tutto ciò mi ha dato spunti per riflettere più a fondo: ma due anni fa sarei riuscita a prendere così alla leggera una decisione così banale? La risposta è no, e ora vi spiego il perché.
L’alcool è da sempre associato a situazioni principalmente sociali: un modo per stare in compagnia, per rompere il ghiaccio al primo appuntamento (e non solo al primo), per lasciarsi andare, per staccare la testa. E ora io (sempre arrogantemente e con supponenza) trovo ridicolo che serva l’alcool per vivere le suddette situazioni.
Ma la verità è che siamo estremamente insicuri, abbiamo paura di approcciarci al prossimo senza esserci staccati un po’ dal nostro io più profondo perché temiamo che chi abbiamo davanti potrebbe non accettarci. Ma così facendo non lo stiamo facendo in primis noi stessi. La necessità di avere qualche bicchiere di più in corpo per stare in compagnia potrebbe significare che non ti sei circondato dalle persone giuste per te, anche perché non è il bicchiere a svuotare i pensieri, ma bensì parlare a cuore aperto con un amico vero.
Sulla questione del bisogno di distrarci da noi stessi per almeno qualche ora spenderei due parole in più, dato che è la cosa che mi ha riguardata più da vicino per molto tempo. È pericoloso, perché poi ci fai l’abitudine, e ti nascondi dietro a un bicchiere che ti solleva dalla pesantezza che senti dentro, ridi, scherzi, e poi ti stupisci se le persone che incontri pensano che stai bene e che non hai problemi di cui parlare e ti senti solo. Spoiler: a meno che i tuoi amici non siano dei sensitivi, se vuoi che sappiano come stai glielo devi comunicare tu.
Mi rendo conto che di fatto c’è un problema “sociale”, spesso se non bevi vieni considerato noioso, non di compagnia o troppo fissato con l’alimentazione. Nessuno demonizza il bicchiere di vino (per me rosso, grazie), ma onestamente sono stata estremamente poco di compagnia in tante situazioni nelle quali le conversazioni erano fumose, appunto “grazie” a quella sensazione di leggerezza che cercavo nel bicchiere in più.
Fortunatamente il mio rapporto con l’alcool era comunque limitato a qualche serata e non un modo per evadere costantemente dalla mia vita (grazie cervello per esserci sempre, tvb), ma ammetto che mi toglieva molte insicurezze e soprattutto era un modo per passare il tempo anche con persone con le quali non avevo argomenti, ma almeno uscivo e non pensavo alla mia vita, a ciò che mi girava per la testa e soprattutto parlarne con qualcuno. Nota per me stessa: meglio una serata in divano con il gatto.
Lucidità e sobrietà vanno a braccetto, avere una visione limpida di cosa stai vivendo, decidere di non scappare, di soffermarti sul momento, sulla tua sofferenza, non è facile. Gli effetti collaterali di scegliere questa via? Si potrebbe scoprire che molte persone in realtà sono noiose. Ma dopotutto va ricordato che il nostro tempo è prezioso e non va sprecato inutilmente.
Quindi lancio una provocazione: come mai sarebbe difficile smettere di bere per un mese?
Spoiler: le risposte non le trovate a piè di pagina.
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