L'ERBA DELL’ ACCOUNT INSTAGRAM DEGLI ALTRI È SEMPRE PIÙ VERDE, MA HA I FILTRI
Che banalità di argomento vero?
Siamo al quarto post e mi sto già incagliando in uno degli argomenti più inflazionati degli ultimi dieci anni.
Complimenti! Sei l'ultra milionesima persona che parla di questo.
Lo so, sono anche più di dieci anni ma lasciatemi credere che io di anni ne ho ancora 20 e non 31, che Instagram è nato ieri e che il feed ha ancora solo foto sconclusionate con filtri seppia (che HORROR).
L'argomento però lo volevo prendere al contrario: non tanto cosa dimostriamo e trasmettiamo ai nostri followers, bensì cosa vogliamo dimostrare e trasmettere.
Siamo tutti d'accordo che difficilmente noi, persone di tutti i giorni, bramiamo postare storie, foto, video, nelle quali stiamo beatamente fissando il muro o in preda a una crisi di pianto.
Molto meglio le foto delle vacanze, degli aperitivi, i gatti, i cani, le uscite con gli amici, con i consorti... insomma la parte bella delle nostre vite (in cima a questa lista ovviamente i gatti e i cani).
Lasciamo agli influencer le crisi esistenziali in mondovisione, preferisco il mio pubblico ristretto composto da un'unica persona estremamente importante: la psicologa.
Allo stesso modo, è altamente improbabile postare una nostra foto dove non ci vediamo bene a livello fisico, un selfie con la faccia distrutta dalle occhiaie e dalle rughe che avanzano (sì, questa è un'autobiografia) o una foto in costume dopo aver mangiato due etti di spaghetti con le vongole.
NB: il like del tipo/tipa non significa che è innamorato di voi.
NB2: basta stalkerare le persone, il CV per lavorare con la CIA va mandato attraverso un altro sito.
Quindi la domanda è: cosa vogliamo trasmettere con le nostre foto?
Parto io (per forza, sto scrivendo io): instagram lo vivo come un bel diario, dove posto le mie foto preferite di viaggi o gite che spesso riguardo, paesaggi e pensieri.
Ora che ho scritto la cosa più banale e fiabesca, passiamo ai fatti reali.
A livello di foto personali (eh si, non sono esentata dal lato narcisistico che i social ci tirano fuori) è chiaro che anche io scelgo le foto che io reputo perfette.
Il mio passato è quello di una persona con disturbi alimentari, convinzioni che in ormai più di dieci anni ho pazientemente (forse non troppo a volte) cercato di combattere, sradicare e superare.
Quindi nel mio caso il concetto di perfezione è magra.
Mi vergogno a dirlo? Forse un po', ma fa parte di quelle tante cose che tutti (o quasi) pensiamo, ma non diciamo.
Possiamo dare la colpa a mille cose, gli stereotipi, le influencer, le modelle.... ma in realtà nulla di tutto ciò passa per la mia testa quando decido quale foto postare, è una scelta che deriva semplicemente da quello che i miei occhi vedono.
E penso che questo sia il filtro più potente che abbiamo, nel bene e nel male.
Questo ragionamento vale per tante situazioni, chi non ha il fisico tra le primissime preoccupazioni, ha l'acne, lo stile di vita...
Quindi la domanda che vorrei far sorgere è: perchè questa persona mi vuole trasmettere certe cose? Cosa gli manca? Quali problematiche potrebbe avere avuto?
Certo, non possiamo psicoanalizzare tutte le persone che attraversano la nostra vita sia fisicamente che socialmente parlando, ma questo potrebbe aiutare a indebolire degli effetti potenzialmente dannosi considerata la nostra soggettiva sensibilità.
Chiaramente le foto di un viaggio mozzafiato ci provocheranno sempre una certa invidia, non per forza c'è un qualche dramma psicologico dietro a una foto scattata durante una vacanza al mare in Puglia, ma allora perchè non apprezziamo maggiormente quello che riusciamo a fare noi?
I social possono essere degli specchi, quindi non solo tra noi e l'esterno, ma anche viceversa.
I tuoi contenuti potrebbero suscitare invidia o emozioni contrastanti da parte di qualcuno che tu per primo osservi con interesse, non sempre sano.
Perché svalutiamo così tanto quello che siamo e ciò che facciamo?
E se davvero non ci emoziona così tanto, perchè non lo cambiamo?
Non sono una fan del se vuoi, puoi perchè non sono certa che sia al 100% applicabile su tutto, ma sarà uno dei prossimi argomenti.
Torniamo sempre là quindi, al famoso concetto di cui parlavo nell'ultimo post: il principio del ciliegio, pesco, susino e prugno selvatico, nessuno di loro desidera essere l'altro.
Concludendo, vero che il nostro vicino di account instagram pare avere sempre l'erba più verde, ma questa convinzione è la combinazione di ben due filtri: i suoi occhi e i nostri.
Magari iniziando a vedere più nel profondo chi ci circonda, troviamo anche noi stessi.
Alla stragrande maggioranza di noi piace postare, rendere pubblico ciò che ci va di mostrare della nostra vita spesso infiocchettata per l'occasione, non c'è nulla di male, ma non vergogniamoci di essere reali.
PS. a me il filtro seppia piaceva.
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