LE PECORE NERE SONO ELEGANTI
Una tra le più profonde ambivalenze dell'essere umano: voler essere parte del gruppo ma allo stesso tempo urlare al mondo la propria diversità e non omologazione.
Queste però le trovo cose che tra loro possono anche convivere, dopotutto se davvero fossi così diverso dagli altri non sentiresti il bisogno di manifestare tutta questa autodeterminazione della tua persona, quindi la seconda considerazione si annulla automaticamente nella maggior parte dei casi.
La mia riflessione nasce da una frase che mi ha detto recentemente la mia psicologa: "Non puoi pretendere di far parte del gregge se non sei una pecora bianca come le altre."
Ammetto che questa frase mi ha colpita su più punti, specie se consideriamo che ho passato la maggior parte della mia vita cercando di essere accettata dagli altri, dimenticando però che in primis avrei dovuto (o dovrei, ma fa figo parlare come se avessi risolto ogni problema) accettare me stessa.
E' arrivato però un punto della mia vita, che chiameremo crisi dei trent'anni di Giada (così se divento famosa la ricorderemo come un periodo di Picasso, personalmente sceglierei il cubismo) in cui ho iniziato a sentirmi soffocare, sempre più spenta in tante situazioni sociali e fisicamente indisposta, mi bruciava lo stomaco, come se il mio corpo mi stesse dicendo "questa situazione non va più bene per te, non so più come dirtelo".
Ho iniziato a domandarmi cosa mi piacesse davvero fare, quali fossero le persone con cui avevo piacere di parlare e quali situazioni dovevo iniziare ad eliminare o modificare per adattarle a quella persona che stava cambiando.
Questa metamorfosi mi ha causato molta sofferenza: accettavo parzialmente il mio cambiamento, faticavo a lasciare indietro alcuni aspetti della mia vita precedente perché temevo che le persone attorno a me mi avrebbero abbandonata se non fossi stata più come prima.
Fortunatamente è durata solo qualche mese questa resistenza e lotta interna e posso dire che la maggior parte di me ha accettato il processo, ma c'è ancora molto lavoro da fare.
Tornando al discorso della psicologa, mi ha recentemente chiesto: "Cosa c'è di male in fondo nell'essere una pecora nera?"
Pecora nera non ha un'accezione negativa in questo caso, è solo per differenziarti dal gregge, e neppure gregge ha un'accezione negativa.
Ci sono delle differenze oggettive, non si parla solo di gusti, abitudini, hobby e preferenze.
Ci sono dei cervelli che ragionano diversamente, che se sottoposti a situazioni che per una qualsiasi altra persona sono consuetudini, questi vanno in sofferenza.
E perchè io a volte continuo ancora ad andare alla ricerca di questa sofferenza? Di questa necessità di voler per forza esser parte di qualcosa di cui fondamentalmente non mi interessa nulla? Perchè provo a incastrare il mio pezzo di puzzle in un quadro più grande nel quale non entro, nonostante tutti i miei tentativi?
Il gruppo purtroppo è spesso sinonimo di forza e di normalità, se lo fanno tutti è giusto, se lo faccio anche io allora sono normale, tutti mi accetteranno e la mia vita sarà migliore.
Ma perché dovrebbe essere così? E lo scrivo qui per ripeterlo anche a me stessa una volta ancora.
La direzione della nostra società non la vedo ben chiara, ma c'è sempre il solito caposaldo: il gruppo. Ma perché non riusciamo a identificarci più come singolo individuo? Perché la solitudine ha ancora un'accezione così negativa, proprio come la diversità?
Ci interessa tutelare solo le diversità che ci interessano, prendiamo in mano le battaglie in voga al momento, scendiamo in piazza per difenderle, ma le nostre le lasciamo sempre per ultime, adattandoci a vite che non ci piacciono, abitudini pesanti e senza parlare mai a cuore aperto con nessuno.
Un giorno, sempre la mia psicologa, mi ha detto una frase molto forte: "Giada, nessuno sa davvero chi sei. Questo ti rende sola anche se sei circondata da mille persone."
E lì è partito il mio cambiamento, perché a qualcuno volevo e voglio far vedere chi sono davvero.
Ho formulato un sacco di domande, lo so.
Sono arrivata a una risposta? Parzialmente.
E voi?
Ps. Piccola mini-classifica delle cose positive nell'essere una pecora nera:
- Il nero è sempre elegante;
- Con il nero non sbagli mai;
- Se ti sporchi non si vede;
- Il nero smagrisce.
Commenti
Posta un commento